Una mobilità innovativa che concede maggiore libertà di movimento, più autonomia e velocità con spostamenti più ecologici, silenziosi e agili in grado di ridurre l’impatto ambientale ed i consumi energetici decongestionando il traffico.
Ma come questi nuovi mezzi di urban mobility si integrano nelle città ed in particolare in quelle che hanno attivato un processo di trasformazione per diventare sempre più smart? Esploriamo quelle che sono le sfide da affrontare ma anche le opportunità che possono nascere da questa integrazione.
Quali sono le sfide dell’integrazione della micromobilità nelle smart cities?
Fare spazio, in città, ai mezzi di micromobilità non è facile. Le nostre zone urbane sono costruite in primis a misura di automobile, e nelle situazioni migliori di pedoni. Proprio per questo l’integrazione non è scontata e soprattutto immediata.
Le sfide da affrontare, sul piano delle regole, della sicurezza e delle infrastrutture, sono tante e le città non sono pronte a farlo dall’oggi al domani. Occorre in primis pensare alla creazione di infrastrutture adeguate e pensate appositamente per la circolazione facilitata ed in sicurezza dei mezzi leggeri, soprattutto monopattini elettrici ed e-bike.
Ad oggi, infatti, la micromobilità, nella maggior parte dei casi, condivide la stessa struttura stradale con i veicoli più tradizionali, auto, moto e vetture commerciali. Molte città italiane, in particolare nei centri storici, non riescono a “ricavare” spazio per l’urban mobility.
Se, invece, ci fossero delle carreggiate dedicate solo ai mezzi leggeri, questi potrebbero muoversi con maggiore facilità e sicurezza, riducendo decisamente i rischi per pedoni e automobilisti oltre che per i conducenti stessi dei mezzi di micromobilità.
Sul fronte delle regole, invece, è attivo un percorso di evoluzione. Dopo un primo periodo di sperimentazione con assenza totale di leggi, si è proceduto lentamente ad aggiornare il quadro legislativo che oggi punta ad una regolamentazione più ferrea. Il nuovo Codice della Strada, infatti, impone agli utenti diversi obblighi: casco, targa, indicatori luminosi e assicurazione per gli e-scooter. Solo alcune delle novità che puntano a dare delle rigide indicazioni sulle modalità di circolazione e a risolvere i problemi di sicurezza.
Quali opportunità offre la micromobilità per le smart cities?
I mezzi della micromobilità elettrica che si aggirano già oggi in moltissime città al mondo ricoprono un ruolo strategico nel processo virtuoso per lo sviluppo di una smart city. Offrono, infatti, tante opportunità per sviluppare un nuovo concetto di urban mobility, non solo integrata ma anche accessibile a tutti e sistemica. Contribuiscono, in primis, ad attuare in modo concreto la transizione ecologica riducendo le emissioni di carbonio.
Le biciclette a pedalata assistita come gli e-scooter sono mezzi completamente elettrici, che si ricaricano da fonti rinnovabili e per questo si spostano ad emissioni zero. Inoltre, per via della loro leggerezza, consumano meno energia, a parità di chilometri, rispetto agli spostamenti standard che vengono fatti con un veicolo elettrico a quattro ruote.
Le piccole dimensioni aiutano a modificare il traffico cittadino: lo decongestionano e riducono l’occupazione del suolo stradale riducendo la problematica dei parcheggi.
I mezzi leggeri favoriscono, inoltre, la multimodalità ovvero l’utilizzo combinato di differenti mezzi di trasporto: sono ideali per percorrere piccoli tratti e garantire un’accessibilità facilitata ai trasporti in quanto possono essere portati a bordo di treni, tram e metropolitane ed una volta terminato il tragitto rimessi in strada per raggiungere la meta desiderata.
È evidente, dunque, come i mezzi di micromobilità rendono gli spostamenti in città più facili, veloci, modulabili oltre che meno costosi. Un aspetto questo da non sottovalutare che, unito agli altri benefici garantiti da una smart city, aiuta a migliorare la qualità della vita in città.
Muoversi con maggiore leggerezza, meno spese e più immediatezza consente di guadagnare tempo e risorse, da investire in altri fonti, spostandosi in città all’aria aperta ed in un ambiente più salubre.
Quali sono gli esempi di successo dell’integrazione della micromobilità nelle smart cities?
Se immaginare un sistema urbano nel quale la micromobilità è del tutto integrata in una città smart, oggi sembra alquanto difficile, c’è da dire che il progetto non è del tutto impossibile. Ci sono, infatti, nel mondo alcuni esempi di smart city nelle quali le tecnologie innovative si sono integrate alla perfezione nell’ambiente cittadino.
In queste aree il trasporto si è diretto sempre di più verso soluzioni innovative, grazie all’inserimento di mezzi come le e-bike e gli e-scooter, che hanno sostituito viva via i mezzi standard. Basta pensare che Copenhagen eletta European Green Capital 2014, il prossimo anno raggiungerà il traguardo di Carbon Neutral, obiettivo quasi completato grazie a spostamenti sempre più ecologici. Basta pensare che il 40% della popolazione che si sposta solo in bici, molte delle quali elettriche.
Non ci spostiamo dall’Europa per individuare un altro valido esempio di città che ha saputo far spazio alla micromobilità: Barcellona che da tempo si è votata alla circolazione sostenibile dando spazio all’innovazione, in strada con i mezzi della micromobilità, oltre alla creazione di un vero e proprio distretto.
Dall’altra parte dell’Oceano non da meno è San Francisco che ha creato un ricco sistema di tecnologie al servizio della mobilità, tra cui le slow streets, strade dedicate solo alla micromobilità, senza dimenticare infrastrutture di ricarica in tanti punti della città.