Infrastrutture per la micromobilità elettrica: la situazione nelle città italiane

Lo sviluppo della micromobilità elettrica dipende anche dalla presenza adeguata di infrastrutture. Qual è lo stato di piste ciclabili e colonnine di ricarica oggi in Italia?
Parcheggio urbano per bici elettriche
Shutterstock

Oltre al costo relativamente contenuto dei mezzi e all’impatto ambientale e sulla qualità dell’aria, uno dei vantaggi della micro mobilità elettrica è che incentivare la sua diffusione non richiede investimenti estremamente significativi a livello infrastrutturale. L’unica aggiunta davvero necessaria in fondo sono le colonnine di ricarica, che non occupano molto spazio e sono facilmente posizionabili nei punti più strategici. 

Ma quanto sono diffuse oggi in Italia queste stazioni di ricarica? Quanto è capillare la rete di piste ciclabili? E quanto le strade italiane sono sicure per chi usa la bici? Le risposte a queste domande ci aiutano a misurare quanto il nostro Paese sia effettivamente, o stia provando a diventare, a misura di micro mobilità elettrica.

Stato attuale delle infrastrutture per la micromobilità nelle città italiane 

Secondo Openpolis, nel 2021 in Italia erano presenti 5338 km di piste ciclabili, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Da segnalare la grande differenza tra Nord e Sud Italia: nei capoluoghi settentrionali c’erano 56,3 km di ciclabili ogni 100 km quadrati, che diventavano 14,8 km nel Centro e 5,2 nel Meridione. Tra le città con più km di piste ciclabili si segnalavano Padova, Brescia, Mantova e Torino.

Valutando sia la presenza di ciclabili sia altre misure positive applicate alla mobilità, come l’istituzione di zone 30, ad aprile 2024 la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) ha assegnato la sua “bandiera gialla” alle città italiane di qualunque dimensione che si impegnano a promuovere la ciclabilità come modello di mobilità sostenibile. I Comuni premiati sono stati circa sessanta, tra cui Aosta, Ascoli Piceno, Bologna, Trento e Collegno, in provincia di Torino.

Per quanto riguarda le stazioni di ricarica, invece, le colonnine pubbliche e private per le e-bike sono sempre più diffuse in Italia, in città e non solo: mancano però dati aggregati che indichino chiaramente quale sia la portata di questa maggiore diffusione. 

D’altra parte, in questi ultimi anni sono sicuramente cresciute le infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici: nel 2023 sono aumentate del 38% rispetto all’anno precedente, per un totale di 26.997 infrastrutture. Un dato che è stato definito incoraggiante dagli esperti del settore, ma che è ancora lontano dai numeri di Francia o Germania.

Le lacune infrastrutturali che frenano la diffusione della micromobilità elettrica 

Come è facile immaginare, è molto difficile incentivare l’uso della mobilità alternativa all’automobile se poi chi la sceglie si trova a spostarsi in una città sprovvista di infrastrutture adeguate. È una conclusione che emerge anche da un’indagine condotta nel 2023 a Roma da ENEA in collaborazione con le università Roma Tre e Roma Tor Vergata.

Nello studio, che ha interessato un campione di 240mila autovetture per un totale di 9 milioni di spostamenti monitorati, si rileva che nella Capitale bici e monopattini elettrici potrebbero coprire in media fino al 20% degli spostamenti effettuati nei giorni lavorativi con auto privata . 

Una prospettiva positiva che, però, non ha le stesse probabilità di successo in ogni zona della città. Secondo l’indagine, le aree più compatibili con le soluzioni di micromobilità elettrica sono infatti quelle in cui già esiste una prevalenza di piste ciclabili o di strade a velocità ridotta. Al contrario, c’è un basso potenziale di sviluppo della mobilità alternativa nelle zone di Roma in cui le infrastrutture a supporto della mobilità attiva sono quasi inesistenti.

Guardando al contesto italiano, comunque, a volte il problema non è solo o non è tanto l’assenza di ciclabili, quanto la loro mancata integrazione nel tessuto urbano. Chi si sposta in bici spesso non ha a disposizione una rete di percorsi ben connessi, ma piuttosto spezzoni di ciclabili sparsi per la città che sfociano direttamente in una strada trafficata.

Una possibile soluzione a questo problema è rendere l’intero contesto urbano a misura (anche) di bicicletta, e non solo di automobile. Va in questa direzione ad esempio l’istituzione di zone con limite a 30 km/h che negli ultimi anni ha iniziato a essere proposta in alcune città italiane, come Bologna.

A risultare ancora carenti e distribuiti in modo disomogeneo in Italia sono, oltre alle colonnine di ricarica per e-bike, anche i parcheggi sicuri in cui lasciare parcheggiata la propria bici elettrica o tradizionale. Nel 2023 ad Amsterdam, davanti alla stazione Amsterdam Centraal, è stato inaugurato un nuovo parcheggio sotterraneo che può ospitare 7000 bici: una situazione ben diversa rispetto al lasciare il proprio mezzo legato a un palo per strada.

Soluzioni e proposte per migliorare le infrastrutture della micromobilità 

Migliorare le infrastrutture per la micromobilità elettrica richiede investimenti lungimiranti e, soprattutto, una più ampia visione di come dovrebbe essere la mobilità del futuro. Non si tratta “solo” di realizzare una nuova pista ciclabile o di installare una decina di colonnine di ricarica, insomma: bisogna invece avere il coraggio di immaginare un territorio in cui le auto tradizionali non sono più le uniche protagoniste, e agire e investire di conseguenza.

A livello nazionale, ad esempio, il PNRR prevede finanziamenti per progetti sulla mobilità sostenibile e alcune delle linee di intervento individuate riguardano proprio i sistemi di ricarica per le e-bike e le soluzioni a supporto delle infrastrutture smart in ambito ciclabile.

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