Negli ultimi tempi le città stanno riscrivendo il loro assetto per intraprendere un percorso che le porterà a diventare delle smart city. Una piccola grande rivoluzione che punta a migliorare la qualità della vita, a ridurre gli sprechi e a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
In questo processo ricopre un ruolo fondamentale la micromobilità elettrica che promuove spostamenti autonomi, veloci e soprattutto ecologici grazie ai mezzi dell’ultimo miglio, biciclette e monopattini elettrici, in primis, che consentono di percorrere tragitti urbani integrandosi con il trasporto pubblico.
Si tratta di alternative sostenibili di mobilità, soluzioni elettriche che abbattono le emissioni nocive e dunque contribuiscono alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, promuovendo una mobilità urbana più ecologica. Ma quanto incidono davvero? Vediamo cosa dicono i dati.
Riduzione delle emissioni grazie alla micromobilità elettrica
Tra i tanti vantaggi offerti dai mezzi della micromobilità elettrica, ci sono senza dubbio i benefici ambientali.L’uso quotidiano di e-scooter ed e-bike in città consente di ridurre in modo significativo le emissioni di anidride carbonica e di altri gas inquinanti. Una maggiore diffusione di questi mezzi rappresenta, dunque, un fattore importante per la transizione ecologica.
I mezzi dell’ultimo miglio dispongono di un motore elettrico alimentato da una batteria che si ricarica e dunque, a differenza dei veicoli con motore a combustione, non immettono direttamente gas nocivi nell’atmosfera. Se poi la batteria è ricaricata con fonti di energia rinnovabile, l’uso dei mezzi elettrici può essere considerato a emissioni zero.
Il confronto con l’uso dei veicoli tradizionali è chiaro. A spiegarlo chiaramente sono i dati pubblicati dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: mentre una vettura tradizionale emette dai 150 ai 280 grammi di CO2 per km, un monopattino elettrico passa dai 40 ai 100 e le cifre si abbassano ulteriormente con l’uso dell’e-bike che, a parità di chilometri percorsi, produce solo dai 30 agli 80 grammi di CO2 per km, ovvero da 8 a 10 volte in meno dell’auto.
Basta pensare che in Italia solo tra il 2022 ed il 2023 questo cambio di abitudini negli spostamenti urbani ha permesso di eliminare circa 170 tonnellate di emissioni nocive per l’ambiente.
Proiezioni future sull’impatto ambientale della micromobilità elettrica
Secondo recenti rapporti, il mercato globale della micromobilità elettrica raggiungerà i 90 miliardi di dollari entro la fine del 2024. Questo significa che le principali aree urbane accoglieranno sempre di più e-bike ed e-scooter.
L’incremento previsto per la flotta dell’ultimo miglio è, nel breve tempo, del 30%, accorpando gli acquisti privati e gli strumenti messi in campo dalle amministrazioni cittadine che hanno puntato sull’e-mobility.
È evidente, dunque, che la crescita veloce ed immediata dei mezzi dell’ultimo miglio non farà altro che ridurre ulteriormente l’inquinamento e rendere la città più vivibile. Tecnici e amministratori concordano sul fatto che la micromobilità elettrica ha il potenziale per attivare davvero un cambio incisivo influenzando le abitudini dei cittadini, azzerando le emissioni di CO2 e migliorando la qualità dei trasporti urbani.
Cosa manca allora per migliorare la situazione? Un’integrazione efficace tra i mezzi delle micromobilità elettrica e quelli del trasporto pubblico così da invogliare sempre più cittadini a lasciare l’auto a casa.